lunedì 26 maggio 2014

Intervista a Kristen per Clouds of Sils Maria a Cannes con AP

AP
Cosa ha motivato Kristen a scegliere questo ruolo? Kristen:Penso sia stata la paura a motivarmi, ma anche la voglia di lavorare con Juliette. E anche con Olivier. E’ di sicuro un ambiente differente per un’attrice americana. E’ un film dal senso molto europeo. Ti induce a riflettere, non impacchetta le idee e te le consegna. Penso che sia in grado di portarti all’interno del sistema, è davvero complesso, e ciò che mi spaventava era cogliere questo equilibrio, l’aver individuato ciò è stata forse la ragione che mi ha fatto portare il punto a casa. Io interpreto l’assistente di un’attrice, offro il mio commento circa la potenzialità dei media e circa il loro essere comunemente molto superficiali. Non pensi cose del tipo “ Sì,devo essere davvero bello in questo momento”, perché è davvero stupido come pensiero, e non parlo delle interviste o di te in questo preciso momento, ma di un film, che dovrebbe in realtà significare qualcosa di totalmente differente. E’ stato soddisfacente poter condividere una parte di quelle battute con lei (probabilmente si riferisce alla Binoche), senza alcuna paura, solo con quella sorta di soddisfazione. Perché Olivier ha pensato a Kristen per la parte? Olivier:"L'ho incontrata, a dire il vero questo è accaduto attraverso il mio produttore Charles Gillibert, che ha prodotto 'On the Road', ho conosciuto Kristen attraverso di lui in maniera del tutto naturale, voglio dire, non pensavo al film,non l’avevo scritto in modo che potesse adattarsi a lei. Tuttavia lei mi piaceva molto. Ho pensato che ci fosse in lei qualcosa di potente e ho rifletto sul fatto che nei film da lei interpretati non avessero utilizzato nemmeno una parte di questa potenza. Così ho pensato di aver trovato un qualcuno che aveva fatto grandi cose ma che ne poteva fare ancora di più grandi. " Kristen,com’è stato lavorare nel cuore delle Alpi? Kristen:"In realtà devo dire che quando eravamo a St. Moritz, Sils Maria, è lì che abbiamo girato, ho iniziato ad avere un po' di cabin fever (noia, agitazione, irascibilità che risulta dalla mancanza di stimolazione ambientale, può ad esempio derivare da un soggiorno prolungato in una zona remota). Mi sono sentita come Jack Nicholson in 'Shining' ogni minuto che ho passato lì. Era come se stessimo vivendo tutti in questo vecchio albergo soffocante ed era proprio come se fossimo ossessionati dall’idea di fare questo film e ogni secondo della nostra vita era dedicato al fatto di doverci concentrare su questo film. Ad un certo punto dunque l’ambiente diventa ossessivo e isolato, anche se è incredibile, perché lo scopo dovrebbe essere proprio quello. Mi è piaciuta l’idea del lavoro intenso in questi tre mesi e il fatto di pensare a nient'altro meno questo, ma certamente abbiamo anche avuto bisogno di un po’… voglio dire a un certo punto ero del tipo 'OK, abbiamo bisogno tutti di rilassarsi un po'. " Chloe, in che modo internet ha cambiato le cose per gli attori? Chloe:"Penso che sia strano perché, almeno per quanto mi riguarda, ogni volta che vado ad un meeting mi chiedono , 'tu, sei sui social network? E se lo sei quanti followers hai?'. Penso sia molto strano, perché dovrebbero chiederti 'oh che film vuoi fare? A cosa ti vuoi avvicinare?’ Trovo davvero fastidioso che invece ti chiedano della tua idea circa i social. Se oggi un giovane attore non condivide la sua carriera su instagram, o se non twitti circa i tuoi film o roba del genere, allora non ti stai adoperando per avere successo. "



 Via Fonte Traduzione Nostra

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