giovedì 28 agosto 2014

Kristen su Vanity Fair (Francia) (Aggiornato con foto in HQ + Traduzione)


Outtakes in HQ
   
 



TRADUZIONE.
KS: Come va?
VF: Prima tu! So che ami tantissimo le domande da 'red carpet'. Cosa stai indossando per questa intervista?...
KS: Non sto indossando il mio pigiama, il che mi rende fiera di me stessa. Che ore sono, mezzogiorno?
VF: E' ora di parlare! Sai che abbiamo cambiato modo di fare le interviste solo per te?
KS: Figo! Amo leggere interviste delle persone che trovo interessanti. Quando recitano davvero. Non puoi mentire. Lo so che ami questa cosa! Va avanti, è il tuo momento!
VF: Non ti abbiamo vista tantissimo in questi due anni. Ma stai facendo parecchio rumore con tutti questi film in uscita. Ho visto il primo ieri, 'Sils Maria' di Olivier Assayas e francamente non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto. Pensavo mi sarei annoiata invece è accaduto tutto il contrario. Ero completamente trasportata. Si tratta di una vera e propria riflessione sulle limitazioni che l'Arte e la vita reale pongono in una persona. A volte mi sono chiesta se tu avessi inspirato il copione.
KS: E' una sorta di pazzia. Spesso devi fare dei sacrifici per il personaggio. Questo personaggio era sulla mia lunghezza d'onda, mi sono divertita molto mentre lo interpretavo.
VF: Vi è anche un aspetto "America contro Europa" nel film. Passato contro presente. I valori del vecchio mondo contro i nuovi elementi digitali, dove tutto finisce su Twitter, Instagram... Ma è proprio in questo modo che il film riflette la vita reale, il che è molto affascinante. Cos'hai pensato quando hai letto la sceneggiatura?
KS: Ero terrorizzata dall'idea di non avere il ruolo, perché magari Olivier lo aveva già dato a qualcun'altro. Ma non sembrava così impossibile non avere la parte, per me. Quindi grazie Dio, i pianeti si sono allineati.
VF: E' buffa la situazione perché il ruolo della giovane attrice (interpretato da Chloe) sembra scritto per te, ma per quelle persone che ti conoscono davvero il personaggio di assistente è davvero il ruolo che fa per te. Sono sempre andate bene le cose con Olivier?
KS: La prima volta ci siamo visti in un ristorante a Parigi. E abbiamo parlato per la prima volta del progetto, non siamo stati esattamente in silenzio, anche perché anche se Olivier non parla molto, quando parla dice cose piene di significato. Ma non abbiamo parlato tantissimo. Eravamo tipo seduti e io pensavo che dovevamo assolutamente lavorare assieme in questo film. Ci siamo scambiati due parole ed è finita lì.
VF: Parlami del tuo personaggio...
KS: Interpreto Valentine, l'assistente personale di Maria Enders, una famosa attrice (interpretata da Juliette Binoche). Nel film queste due donne sono in fasi diverse della loro vita. Il loro punto di vista è totalmente diverso, anche se si somigliano molto e hanno molto da condividere. Allo stesso tempo, ciò che le lega, le separa. Si tratta di una cosa così fottutamente emozionante che loro non possono farci nulla. Non sono amiche. Non sono colleghe. Non sono amanti. Non sono mamma e figlia. Sono tutte queste cose assieme ed è strano. Ecco perché ho voluto a tutti i costi il ruolo. Intepreto la sua partner in tutti i sensi.
VF: Tutte queste cose da assistente, è nel mio campo. Invece parlando di te, hai mai visto una relazione tra assistente e celebrità?
KS: Come attrice, solitamente tendiamo ad essere isolati, siamo nell'occhio del ciclone e spesso questo limita i rapporti con le persone. Potrebbe sembrare normale per me assumere un amico o una persona che mi supporti. Ma la linea può essere molto debole, perché lavorano per te. Li assumi, ma sono anche i tuoi amici o dei partners creativi. Puoi diventare dipendente o ossessiva. E' una relazione non sana e destabilizzante, unica e poco comune. So tutta questa cosa a memoria.
VF: Juliette Binoche è davvero entrata nel personaggio, e il film mostra davvero la difficile relazione tra le celebrità e i loro assistenti. Perché è chiaro che non ci siano dei limiti. Lo show-business è una specie di magazzino culturale per questo genere di situazioni perché si tratta di lavorare praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7, lontano dalla propria casa, dalla propria famiglia e dai propri amici.
KS: E' interessante perché una persona sente il bisogno di sentirsi al servizio di un'altra persona. E quando i confini sono sottili e deboli, puoi anche sentirsi usata e sfruttata. Nel film, Valentine arriva alla rottura/al distacco. E il fatto di non sapere quasi nulla su di lei e sulla sua persona mi è sempre piaciuto tanto.
VF: ...Perché il caratteristico narcisismo di questa relazione fa si che noi sappiamo praticamente tutto sull'attrice famosa ma nulla sulla sua assistente anonima?
KS: Esattamente. E' stata una cosa voluta. Volevamo davvero che succedesse così, che accadesse questo. Volevo solo dare dei consigli senza pensare al resto, mi piacciono i tatuaggi per esempio. Proviene da qualche parte, ma nessuno sa dove di preciso. Ha degli interessi, ma nessuno li conosce.
VF: E andando oltre, com'è stato recitare con Juliette Binoche? Eri intimidita? Eccitata? Niente di tutto ciò?
KS: Stavo praticamente uscendo pazza all'idea di incontrarla per la prima volta. Ha questa incredibile capacità che permette alle persone di mostrare se stessi, di rivelare qualcosa che magari neanche sapevano di possedere. Mi è sembrata come l'avevo immaginata, qualcosa come una fottuta ed eccentrica filosofa, aperta, un po' pazza. Come Juliette Binoche, sai. [I suoi cani iniziano ad abbaiare] Che succede, belli?
VF: I loro nomi?
KS: Bear, Bernie e Cole. Loro sono la mia sicurezza.
VF: Hai usato la parola "cuckoo" (pazza) per descrivere Juliette Binoche, proprio ora?
KS: Sì. Non penso sia solo perché è di origine europea, probabilmente questa cosa la screditerebbe da questo fantastico talento che possiede, ma lei è praticamente come voglio che sia. Invece di dire "Cazzo, ho fame" che è quello che probabilmente direi io, lei dirà "Sento questo bisogno di mangiare, nel profondo di me stessa...", capisci quello che voglio dire? Non riesce a dire qualcosa di semplice come "Ho fame". Lei sente questo bisogno profondo di mangiare.
VF: Parliamo della tua incessante voglia di lavorare con gente importante e che lavora duro. Dal principio, hai lavorato con registi e attori che contano. Avevi solo 11 anni quando hai girato con Jodie Foster "Panic Room" (2002), 16 quando Sean Penn ti ha diretto in "Into The Wild" (2007), e 21 quando hai fatto "On the road" di Walter Salles (2012)... Come inizio, potremmo pensare che sia fortuna. Anche in "Twilight", il tuo partner Robert Pattinson era un attore già formato, ma c'erano comunque molti rumors per quanto riguardava le scene in cui voi due eravate attenti a trovare la giusta melanconia, le giuste emozioni, per autenticare al 100% la storia. E' come se tu scegliessi con cura tutti i tuoi avversari.
KS: Oh sì. Assolutamente. Non sono il tipo di attrice che riesce a recitare senza specchio. Tutti sanno che sei più attore quando lavori con attori che sono lì davvero, con cui puoi condividere qualcosa, e se funziona o non funziona, almeno mi renderà più forte o più debole. Se dovessi lavorare con qualcuno, qualcuno che non mi appassiona, mi sentirei triste e reciterei male.
VF: E questo è mai successo?
KS: Assolutamente. Non ho potuto mandare affanculo tutto, ma mi sono sforzata per portare a termine la cosa. Ho pensato "Grazie Dio, abbiamo solo poche scene assieme". Come hai detto prima, sono stata davvero fortunata e ho avuto più esperienze positive che negative, ma conoscono la differenza. E fanculo, è così bello, è una droga.
VF: Cosa fai quando non va bene? Come reagisci?
KS: E' una situazione parecchio sconfortante. Magari dura alcuni giorni, o semplicemente alcune scene. All'inzio, menti a te stesso dicendo che probabilmente ci sono problemi col prendere il ritmo giusto. Ma arrivi ad un punto in cui ti senti esausto perché non capisci il motivo di questa situazione e allora inizi a recitare una merda. Non è divertente. E per niente buono. Poi quando riguardo le scene sono tipo "ewww", non mi piace vedere questo.
VF: Questa cosa mi ricorda una frase che mi disse Elizabeth Taylor. Ho avuto l'opportunità di intervistarla poco prima che lei morisse. E stavamo parlando del film grazie alla quale lei ha ricevuto l'Oscar " Butterfield 8" (1960) e lei mi disse qualcosa tipo "Ho pensato che questo regista fosse davvero uno stronzo e odiavo vederlo tutti i giorni. Così iniziammo a non parlarci più e io iniziai a dirigermi da sola sul set.", una pazzia, vero?
KS: Wow. Dice davvero tanto. E' strano quando cose di questo tipo accadono su un set, a noi, e il pubblico non sa nulla di tutto quello che succede.
VF: Elizabeth era così incontrollabile. Le attrici di oggi sono dei monumenti alla calma rispetto a lei. Grazie ad internet, gli scandali hanno perso un po' di valore. In Sils Maria, fai di tutto contro questa cosa. Infatti, difendi la giovane attrice che ha una vita molto complicata. Parlaci del personaggio di Chloe Moretz.
KS: Chloe interpreta una giovane attrice, Jo-Ann Ellis, praticamente nell'occhio del ciclone ma anche in mezzo ad un certo scandalo. Ha dentro di se questa freschezza e questa sfrontatezza che attirano le persone. Nel personaggio di Chloe c'è qualcosa di rude, un'onestà diretta. E' una giovane ragazza con un punto di vista diverso.
VF: Questo ruolo non è basato su nessuno in modo particolare ma è come se fosse un ritratto di ogni singola giovane attrice di oggi. Questo personaggio potrebbe essere il riassunto di tutte le attrici americane che si trovano nell'occhio del ciclone senza un motivo apparente. Uno dei punti forti del film è quando corri in suo aiuto per difenderla. E dici qualcosa tipo "E' giovane, ma allo stesso tempo è abbastanza coraggiosa per essere se stessa. Alla sua età poi, è un atto coraggioso. E penso sia fottutamente figo. Penso sia la mia attrice preferita, al momento." E io ho pensato, essendo americana e avendo seguito tutto quello che è successo negli anni scorsi, che questo dialogo affidadoti da Assayas descrivesse in qualche modo la tua carriera. Non come se fossi tu la protagonista, ma come un cenno per il pubblico. Voglio dire, quante volte hai sentito "Oh, Kristen Stewart non sorride mai" o, "Kristen Stewart non è mai felice". Mi fa ridere che queste parole vengano fuori dalla tua bocca! Ne ho sentite così tante su di te!
KS: Devo ammetterlo, alcune volte dovevo trattenermi perché ero così felice di dire quelle parole. Olivier non le ha di certo scritte per me. Ma è come se fossi destinata per questo ruolo. Probabilmente ho interpretato il personaggio in modo un po' troppo famigliare di come avrei dovuto, ma è così. E' una cosa pazza. E' una strana e buffa coincidenza.
VF: Questo ci riporta indietro, non solo ai rumors, che sono sempre stati parte dello star-system, ma anche all'impatto con internet, con i tabloids e i siti online di gossip, blog, twitter, i milioni di persone che si lamentano nel mondo del web, sai. Il film mostra quello che succede quando tutte queste cose si intrecciano tra loro, quando la giovane attrice va a ristorante con un giovane scrittore, e quando tu l'assistente personale che conosce molte cose, te ne esci con "quando questa cosa uscirà, sarà come uno tsunami".
KS: La cosa bella è quando il personaggio di Juliette dice "Oh sì, su quale pianeta?" e io rispondo "Questo pianeta ha un nome, è chiamato il mondo reale". Mi ha fatto sentire bene.

VF: E' convincente...
KS: Nessuno vorrebbe sentire una come me ripetere in continuazione quanto sia difficile.
VF: Intendi, ripetere quanto sia difficile gestire la fama?
KS: Sì, esatto.
VF: Sì, è noioso sentire persone che si lamentano parlando di questa cosa. Ecco perché la gente esce di testa quando Gwyneth Paltrow dice che è difficile per lei conciliare lavoro e figli, perché il lavoro la costringe a portarseli sul set. Non è facile comprenderla quando compari la sua vita con quella di una qualunque donna che va a lavoro ogni giorno.
KS: Lo so. Credimi. Non c'è problema se affronti questo discorso con delicatezza. Questa gente decide che non è una cosa importante o che non ha niente a che fare con la realtà, non mi da noia questa cosa. E penso che tutte queste situazioni, quando ci sei dentro, non dovrebbero avere dei risentimenti fisici su di te e non dovrebbero darti noia. Ma, tecnicamente, tutta questa roba ha un impatto nella tua vita. Come in un sogno. Ma nelle menti delle altre persone, è solo un ragionamento stupido e per loro dev'essere così per tutti.
VF: Devi cercare te stesso sull'altro lato dello tsunami a volte. Ricordo la nostra ultima intervista, eravamo a Parigi, al "Le Duc". Quando aprimmo la porta del ristorante per andarcene, merda. Poi l'intervista capitò nel periodo della pazzia per Twilight, subito dopo l'uscita del quinto film e un gran gruppo di paparazzi erano lì. Corremmo di nuovo nel ristorante. Ed erano ancora lì dopo un paio d'ore. E' come se una grossa onda si schiantasse su di te. E quando le tue foto escono pochi momenti dopo, è una situazione assurda. Quindi sei nel posto giusto per sapere com'è davvero e per affermare che sia tutto assolutamente vero.
KS: Sì, è vero. Ho l'obbligo di mantenere delle certe connessioni con i media, perché nessuno mi ha costretta a fare l'attrice. Ma sarebbe pazzo negare che questo demone sia differente da tutti gli altri, nessuno vorrebbe vivere questa situazione in questo modo.
VF: E' una bestia che ha cambiato faccia. Se pensiamo agli anni 30 - 40, quando le case cinematografiche controllavano la stampa.
KS: Non ho mai prefissato una carriera per me stessa. Non ho mai cercato di influenzare le persone su quello che pensano di me, cosa che fanno molti altri. Alcuni artisti, alcuni attori fanno di tutto per fissarsi in quell'immagine di un certo tipo di artista o attore, e io non sono per niente così. Ho attraversato parecchie situazioni, ho vissuto molte esperienze, alcune creative altre meno, con l'istinto. Quindi non posso certo farmi sopraffare dal rimorso. Quando la gente inizia a farsi un'idea di te o a forgiare una precisa idea sulla tua persona, non vi è niente di più scorretto. E' come se collezionassero diverse cose prese magari da giornali, sentite a teatro o trovate online. Non ho di certo voluto succedesse questo e nessuna cosa mi infastidisce come questa. Ma non aggiungerò nulla a tutta questa pila di stronzate che si dicono su di me e soprattutto non hanno niente a che fare con la realtà. E' già abbastanza strana tutta questa situazione, non c'è bisogno che io aggiunga nulla. Ma stranamente, sento di poter tenere fuori da tutta questa cosa me stessa e dico "Tutto questo non è un po' troppo semplice?" intendo, è "buffo", come dice Valentine in 'Sils Maria', le storie sono divertenti, sai praticamente tutto, e questo tutto contiene le persone che recitano una determinata parte costruita dai media e persone che hanno le loro cose da condividere su qualche blog di gossip. Niente di più di una soap-opera. Sto davvero cercando di non lasciare che queste cose mi travolgano, per preservare la mia vita reale. La gente forse crede di conoscere tutto, ma fanculo, chi conosce la verità? Nessuno. Stai morendo. Magari sarai di fianco alla persona che conosci di più al mondo, la persona con cui sei praticamente cresciuto assieme. E sarai vicino a questa persona nel bel mezzo della notte e probabilmente ti farai un sacco di domande perché, cazzo, nessuno conosce la fottuta verità.
VF: Quello che hai appena detto mi ricorda un estratto del film "Pastorale américaine" di Phillip Roth. Il sogetto sono "gli altri", lui scrive "Siamo in errore ancor prima di incontrare delle persone, quando immagino di incontrarle; inganniamo noi stessi quando siamo con loro; e quando poi torniamo a casa, e raccontiamo l'incontro a qualcun'altro, sbagliamo di nuovo. La cosa è che, comprendere gli altri non è una regola, nella vita. La storia della vita insegna che probabilmente ti sarai fatto un'idea sbagliata su di lei, ancora e ancora, ancora e sempre, con nervosismo e, dopo averci pensato su, sbaglierai ancora. E' come se pensassimo che siamo vivi: stiamo sbagliano. Forse la cosa migliore sarebbe incontrare qualcun'altro e sbagliare o meno su quella persona ma continuare a conoscerla." Ma torniamo indietro e parliamo della tua prima audizione, quando eri una bambina, con tua madre. Ricordo quello che mi dicesti riguardo la tua prima audizione qualche anno fa: la persona che ti stava facendo l'audizione cercava di farti sorridere e hai pensato fosse esagerato. O anche che avevano qualcosa da ridire sul fatto che somigliassi ad un ragazzino. Cosa pensi ti abbia insegnato questa prima esperienza?
KS: Ho attribuito questa cosa alla mia abilità per questo lavoro. Ti chiede di restare tranquillo nonostante l'eccessiva attenzione. Se non avessi iniziato così presto, così giovane, non penso mi sarei trovata bene dopo. Non è proprio la cosa che fa per me stare inerme nel bel mezzo di una stanza. Ma volevo davvero diventare un'attrice ed essere in qualche film. Volevo fare quello che fanno i miei genitori.
VF: Lavoravano nell'industria del cinema, vero? Tua madre era una sceneggiatrice e tuo padre un produttore, qualche volta ti portavano sul set se ricordo correttamente.

KS: Ricordo che spesso li osservavo e pensavo che facessero la cosa più figa che una persona possa fare nella sua vita. E proprio quando mi accorsi del fatto che non avessi proprio il carattere della bimba-star, che non volessi diventare famosa e fare felice il pubblico che mi ingaggiò un'incredibile e giovane regista, Rose Troche, in un film chiamato "La sicurezza degli oggetti", esattamente per quello che ero, un maschiaccio. Era praticamente impossibile staccarmi da mio fratello! Essendo una bambina, ero abbastanza sicura di me stessa, ma a scuola, quando non sei accettata come una ragazzina che dovrebbe somigliare ad una ragazzina, è difficile. Odiavo quando le persone mi dicevano "Hum, sai, non sembri proprio..." e quindi mi hanno sempre vista come un ragazzino e tutte quelle stronzate. Per un breve periodo di tempo, la cosa mi ha davvero fatta stare male. E poi dopo si è stoppata, perché iniziando a lavorare non la trovavo più così strana come cosa. Ero figa. Mi piacevo. E pensavo di essere davvero fortunata ad essere entrata in quest'industria da bambina. Merda. E' bellissimo. Amo questo lavoro. Sono così felice ed orgogliosa di far parte di tutto questo. Gli attori sono persone strane con una natura curiosa. Vogliono vivere le vite di altre persone, anche se fa male, per il piacere di raccontare una storia.
VF: Perché pensi che iniziare a recitare alla tua età sia tanto importante per te?
KS: La radice di tutto, come ho detto prima, è che amavo quando i miei genitori tornavano a casa dopo 16 ore trascorse su un set.
VF: Una volta non hai detto che ti piaceva il loro odore?
KS: Sì. Se per esempio trovo una borsa che ho usato su un set, e che non ho più utilizzato per un po', riesco a sentire l'odore delle varie fragranze del posto e l'odore del set. Riesco letteralmente a sentire ogni singolo odore di quella esperienza. Mia mamma è una sceneggiatrice e mette sempre questi fogli in una specie di pacco che sa sempre di laboratorio manuale, di caffè e di fumo a causa degli effetti speciali usati durante un'esplosione. E' stata questa la cosa che mi ha attratta per prima. E' come se avessi camminato per chilometri e chilometri tutto il giorno. Dove sei stato, cosa ti ha fatto alzare al mattino e come hai lasciato la tua casa. Sapevo che tutto questo sarebbe stato interessante. Sapevo che se i miei genitori si alzavano al mattino e facevano 16 ore di lavoro, doveva per forza essere per qualcosa di figo e coinvolgente. E dopo un po' ho iniziato a capire come ci si sentisse e a condividere ogni sensazione. Non è che esce dal nulla e basta, no, si crea nel profondo di te stessa e dopo averla riconosciuta puoi sicuramente condividerla. E' un lavoro fottutamente difficile ed è una specie di atto del destino. Devi cercare di preparare te stesso a qualcosa che probabilmente non accadrà subito. E quando accade, è la cosa più eccitante del mondo. E' questo che mi fa andar e avanti. Non smetterò mai di cercare questa sensazione in giro. Amo questa ricerca. E' quello che amo di più, cercare, trovare, scavare, scavare e scavare ancor di più.
VF: Questo è strano, ci sono queste persone che hanno lavorato con te, non ti hanno mai descritta come una persona ansiosa che sta o sempre seduta o sempre in piedi. Ma molte situazioni ti descrivono così.
KS: Sul set, in realtà, ci sono momenti in cui sono un po' vibrante e amo questa sensazione. E' una sensazione diversa. E' come se mi sentissi a mio agio con questo imbarazzo.
VF: Sils Maria è il tuo primo film dopo il lungo break?
KS: No, c'è stato prima Camp X - Ray-
VF: E prima di Camp X - Ray, cos'hai fatto?
KS: Breaking Dawn - seconda parte.
VF: Perché hai aspettato così tanto prima di ricominciare a girare?
KS: Mi stavo guardando attorno. C'erano uno o due progetti quasi pronti, e all'improvviso si sono fermati e non sono andati avanti, e ho praticamente impiegato un sacco di tempo su questi progetti che alla fine non hanno visto la luce del giorno, succede. E dopo, e questo dice tanto sul mio stato d'animo di quel momento, ci fu una scintilla. Chi può sapere quello che avrei fatto se avessi letto tutte quelle sceneggiature in quel periodo? Pensavo che non avrei trovato nulla per cui valeva la pena dire "come ho potuto lasciarmi scivolare questo progetto dalle mani?" Sul serio, penso che dopo Twilight e Snow White potevano esserci un sacco di film, ma non volevo semplicemente correre verso un altro film commerciale. Le persone che mi hanno conosciuta per questi due grandi film adesso penseranno che voglio fare solo film commerciali e surfare l'onda di fama che mi travolge. Quindi sono voluta scendere da quest'onda e quindi ho detto a me stessa che avevo bisogno di un rifugio per me stessa. Che sarei tornata dopo. Ed è stata una cosa buona alla fine. Avevo bisogno di tempo per me stessa. Per tornare un po' nella mia vita. Per stare a casa, circondata dai miei casini, a suonare la chitarra e a scrivere.
VF: Dev'essere stato una specie di conforto tornare sul set e girare 'Sils Maria' in un ambiente bucolico, in Svizzera e in Germania... lontana dalla folla. Anche se il film parla del vantarsi e di altre cose, è questo che lo rende moderno. Voglio tornare indietro ad alcune scene: Tu, Valentine e Juliette Binoche/Maria Enders, siete nelle montagne. Stai parlando di fare una passeggiata, e finite davanti ad un lago, quindi ci entri. Ma succede qualcosa di inaspettato, vero? Juliette ci entra praticamente nuda. Tu, Valentine, esempio della gioventù, tieni modestamente su i tuoi pantaloni.
KS: Infatti, indosso due paia di pantaloni.
VF: E per tua scelta, perché indossi questa specie di cappello da americana puritana, quindi non puoi girare scene nude da europea o perché il ruolo te lo ha imposto?
KS: E' un altro esempio di vita che imita l'arte e arte che imita la vita. Non abbiamo mai parlato di questo con Olivier, lui ha questo modo di lavorare come se dovesse dirigere una piccola orchestra. Dopo averci ingaggiate abbiamo avuto una piccola discussione circa il film e abbiamo ricevuto i dialoghi solo dopo aver iniziato a girare. Quando gli facevo qualche domanda, rispondeva sempre allo stesso modo. Era tipo "Dipende da quello che senti tu". Magari andavo da lui con una domanda importante e lui era "come vuoi" oppure "è per questo che ti ho assunta". E non è stato proprio semplice quando ha detto di trovare noi stesse nella scena in acqua. Lui è così. Quando iniziavamo a girare lui era sempre "fate quello che volete, volete andare nel lago? ci andate. Non volete? Volete parlare tra di voi, stare in silenzio, va tutto bene per me. Fate quello che volete." quindi ovviamente dovevamo cercare noi stesse nella scena in acqua. E sapevo mentre scendevo che avrei dovuto fare tutto quello che lei avrebbe fatto. Quindi quando ha iniziato a togliersi i vestiti, stessa cosa anch'io, io ero tipo "Mio dio, fanculo! Non posso mettermi nuda davanti a lei". Non mi sono sentita a mio agio, come Valentine, indossavo questa veste di americana puritana in modo perfetto, invece lei respirava libertà al 100%. Quindi ho deciso di prendermi questa responsabilità e ho detto "Fanculo, mi tengo i pantaloni."
VF: Quindi la tensione sessuale potrebbe tagliarsi con un coltello.
KS: Quando lei si toglie i vestiti, è praticamente una sfida che Valentine non accetta. Quando reciti con qualcuno che lascia spazio a cose come libertà, improvvisazione, scioltezza, è così interessante guardare e recitare: ci sono solo sorprese.
VF: Beh, anche tu sei piena di sorprese si parli o meno di indossare o di non indossare vestiti. Sto avendo l'opportunità di parlare di vestiti con te. Non hai mai smesso di far valere le tue regole per definirti un'attrice di Hollywood. E non possiamo di certo dire che hai ben recitato la parte sul red carpet. Quando ti avvicini ad una certa firma di vestiti, questo inizia ad avere un senso. Qualche anno fa, tu eri il viso della fragranza di Balenciaga dove Nicholas Ghesquière era il creatore. Un anno fa, quando abbiamo appresso che saresti diventata il viso del Metiers d'Art di Chanel, ero seduta esattamente dietro di te alla sfilata a Dallas, ed ero tipo "com'è successo?"
KS: Ho un certo rapporto con la moda perché essendo un'attrice quando sei sul red carpet hai delle certe regole da seguire, e io le seguo da quando ero piccola. Come ricorderai sicuramente, ho incontrato Nicholas la prima volta su un set fotografico, stavo facendo un servizio per voi ad Montuak con Bruce Weber. E per la prima volta capii cosa significasse ispirare un artista che non aveva niente a che fare con il lavoro che facevo io. Da allora, cerco sempre questa ispirazione nei registi o negli attori. Con Nicholas, ogni cosa andava fuori dalla comprensione. Era tipo "Mio dio, ho capito tutto.". Sapevo cosa mi piaceva. Ero annoiata dal fatto di dover indossare dei tacchi solo per parlare con qualcuno del fatto che indossassi dei tacchi... subito dopo la situazione è cambiata tipo "è figo, divertene e affascinante!" . Quest'imbarazzo nella moda è seriamente affascinante. Ho iniziato ad indossare Chanel giovanissima. Ed è una cosa completamente diversa dall'indossare semplici vestiti.
VF: Per fortuna vi sono ancora grossi marchi come Chanel che non utilizzano le persone come carne da macello, o come una pubblicità vivente che puoi vendere ad ogni prezzo.
KS: Sì, è disgustuso. Non avrei mai voluto succedesse a me. La differenza è impressionante. Ho avuto l'opportunità di incontrare la famiglia che possiede Chanel, è Chanel è davvero come una famiglia. Non sto dicendo questo come se fossi il loro agente pubblicitario. Ti aspetteresti da loro un comportamento altezzoso e pretenzioso, ma sono davvero calmi e senza tante pretese. Ho incontrato delle ragazze che lavorano lì, cercavano qualcuno che publicizzasse questa collezione Metiers d'Art e quindi mi hanno detto "donna, perché non tu?"
VF: E quindi hai avuto il lavoro e hai conosciuto Karl Lagerfeld. Siete entrambi due maniaci del lavoro. Non riesco ad immaginare che ti abbia fatta entrare in abiti attillati.
KS: Quest'uomo è incredibile. Quando guardi Karl Lagerfeld, vedi prima la sihouette poi l'uomo. Lui è come un'ombra. Ma quello che mi ha shockata è la sua produttività. E' davvero una miniera di informazioni. E' assurdo. Mi disse "queste ragazze sono davvero eccitate all'idea di lavorare con te" e l'ho trovato molto dolce. Tutto è successo in modo molto naturale. Mi ha fatta sentire figa in pochi secondi.
VF: Quindi è una nuova era per te. Il sole è tramontato (gioco di parole in inglese perché usano la parola Twilight). Cosa ricordi di questa esperienza adesso che è così lontana da te? Potranno le persone vederti in un modo diverso?
KS: Ho avuto l'opportunità di dire, durante tutto quello, che non sarebbe stato per sempre. Ch e la cosa si sarebbe calmata. Ma non ci stavo credendo davvero (ride). Ho pensato che sarebbe durato per sempre. Ora, sembra davvero lontano da me. Si tratta solo di due o tre anni, sono all'apice della mia carriera. E continuerò ad andare avanti.

Traduzione
Scans


Vestito



The Fashion Court
Kristen Stewart in  CHANEL Haute Couture Autunno/Inverno 2014 .


Scans digitali in HQ 



Nessun commento:

Posta un commento