sabato 21 maggio 2016

Portrait di Kristen e Olivier Assayas per Arte TV + Intervista

 
INTERVISTA 
“Personal Shopper” segna il ritorno della coppia Assayas-Stewart dopo “Sils Maria”. Questa volta, l'attrice americana è l'assoluta protagonista del film. La storia narra di una giovane donna che cerca di entrare in contratto con il fratello deceduto a Parigi. “PS” è un film vertiginoso e ipnotico, in cui ogni sequenza vede protagonista la Stewart.
G: “Avrebbe mai pensato di girare un altro film con Assayas così presto, dopo solo due anni da “COSM”?”
KS:
Assolutamente no. Ma ho amato lavorare con quelle persone, quegli attori, quei tecnici, per cui ci speravo. Sul set di “COSM”, io e Olivier, ci siamo capiti subito e siamo andati molto d'accordo e già in quell'occasione sapevo che avremmo lavorato nuovamente insieme. Di certo non pensavo che quel giorno sarebbe arrivato così in fretta. Sono grande amica del produttore di Olivier, Charles Gillibert. E' stato lui ad informarmi che Olivier stava lavorando ad un nuovo progetto. Per qualche strano motivo, sono convinta di essere qua per la promozione di “COSM”. Francamente, questa è la prima volta che incontro persone così unite. Formano un gruppo di lavoro molto valido; ogni volta non voglio mai lasciarli. Ci siamo ritrovati tutti quanti. Mi sento molto fortunata”.

G: “Si ha un po' l'impressione che Olivier Assayas abbia trovato in lei non solo un'attrice molto valida, ma anche la persona ideale che possa incarnare la giovane donna moderna, la donna che lui vuole rendere protagonista dei suoi film. Può dire la stessa cosa di lui? Che tipo di regista cerca?”
KS:
“Si, al 100%. Entrambi abbiamo lavorato con molte persone. Ma tra di noi c'è un tipo di comunicazione non verbale, che è perfetta per il tipo di mestiere che facciamo. Non ne parliamo spesso, ma entrambi condividiamo gli stessi interessi, le stesse curiosità. E' divertente lavorare con Olivier”.
G: “Assayas come le ha presentato il progetto di PS?”
KS: “
Lui mi ha solo detto che aveva scritto un copione, molto semplice, apposta per me, nella speranza che potesse piacermi. Quando l'ho letto, ho dato di matto perchè mi sembrava brutto telefonare a Charles o a Olivier per dirgli che non faceva per me. Fortunatamente non è successo nulla di tutto questo. E' un copione sicuramente molto diverso da Sils. Soprattutto, io che ho l'impressione di conoscere Olivier, non riesco a capire come sia potuta nascere una storia del genere dalla sua immaginazione. Sicuramente questo mi ha fatto aprire gli occhi su alcuni aspetti più nascosti della sua personalità. Sicuramente è un film più meditativo. In PS, Olivier riesce ad evocare, in un modo totalmente personale,dei mondi invisibili senza dargli un effettivo nome. Credo che sia un film sicuramente molto più personale di COSM. Non è un film analitico, è un film sensuale, profondamente umano. Olivier è un regista molto intelligente e , tramite questo film, riesce ad esprimere delle emozioni molto intime e personali. E' stato molto bello lavorare con lui. Non mi ero accorta di questo suo lato sul set di Sils”.
G: “PS affronta dei temi poco comuni nel cinema francese, come fantasmi o gli spiriti. Cosa che è invece molto diffusa nei film americani.”
KS:
“Si. In Sils c'è una conversazione tra il mio personaggio e quello della Binoche in cui si discute del cinema. Loro sono in disaccordo sul film che hanno finito di guardare, in quanto si tratta di una storia d'avventura di alieni nello spazio. Valentine pensa che debba esserci almeno un po' di verità nei film di fantascienza, piuttosto che in quelli più seri. Quel tipo di film ricorre a dei simboli, a delle metafore, per cui non sono poi così superficiali. Alla fine, quei personaggi parlano delle stesse cose, riflettono sugli stessi temi tipici dei film palesemente psicologici. E' divertente dire che, a partire da quello specifico dialogo, Olivier abbia tratto ispirazione per il suo nuovo film. PS è un film sui generis, il che lo differenzia da tutti i film d'autore francesi. E' un film che non cerca di farci paura parlando di fantasmi, ma ci propone una riflessione su ciò che è la realtà. Il film pone anche una domanda specifica, che è anche quella più terrificante secondo me: “sono completamente sola o posso entrare in contatto con qualcuno?”
G: “Qual è stata la cosa più difficile sul set di PS?”
KS: “
Interpreto una ragazza molto solitaria, totalmente isolata e triste. E' stato piuttosto stancante interpretare un personaggio simile. Anche quando condivido la scena con altri attori, non riesco ad interagire totalmente con loro. E' come se loro fossero dei fantasmi. Non mi considero una persona chiusa. Non può esserci nemmeno un minimo di interazione tra di noi se non mi sento viva. Questo mi ha rattristata parecchio. Stavo male. Fortunatamente, ero circondata da persone a cui voglio bene e che non mi hanno mai fatto sentire sola. Sono molto fortunata. Se non avessi avuto un'atmosfera positiva e amichevole sul set, ne sarei uscita devastata. Nel film, non mi fermo mai, mi sposto di continuo. Ho perso parecchi chili su quel set. E' stato stancante”.
G: “Maureen disprezza sia la sua condizione di personal shopper sia la donna ricca per cui lavora, tuttavia non riesce a non indossare i suoi abiti, trasgredire alle regole e provare del piacere”.
KS:
“Maureen è attratta da tutto ciò che detesta. Attraversa una crisi di identità. Ho amato interpretarla perchè lei non si presenta come una femminista che critica la superficialità della società dei consumi. Lei vive un lutto interiore. Maureen è attirata dal mondo in cui vive, ma al tempo stesso, prova dell'odio nei confronti di quest'attrazione. Posso capire perfettamente questo sentimento, tutti noi possiamo capirlo, in un certo senso. E' una storia che si svolge ai giorni nostri, nel mondo della moda, ma avrebbe potuto benissimo svolgersi nella Hollywood degli anni '30. Non sarebbe cambiato nulla. Le persone sono sempre attirate da tutto ciò che brilla, come delle piccole falene”.
G: “PS parla del lutto, ma è anche la storia dell'emancipazione di una giovane donna che cerca di liberare se stessa”
KS:
“Si. I periodi più belli della mia vita, sono sempre stati preceduti da delle tragedie. I momenti di serenità e di gioia arrivano sempre dopo degli eventi traumatici. Ci si sente più vivi se si sfiora la morte con le dita. Alla fine del film, anche se Maureen non ha trovato ciò che cercava, Maureen ritrova se stessa”.
G: “Come si è preparata per il ruolo di Maureen? Da' molta importanza all'aspetto fisico dei suoi personaggi?”
KS:
“Assolutamente si. Volevo che si percepisse che Maureen è come un binocolo alla ricerca di una complementarietà che ha perduto, e che un tempo aveva con suo fratello. Per cui, l'ho immaginata con un look molto semplice, quasi mascolino. Il suo aspetto riflette anche il suo rapporto di amore/odio con il mondo della moda. Le scelte di vestiario, quindi, sono state molto importanti. Per quanto riguarda la preparazione del film, ho letto il copione solo una volta e mi sono rifiutata di rileggerlo, in quanto volevo scoprire le cose con il procedere delle riprese. Non ho letto nulla di particolare per preparami per il ruolo. Olivier ha voluto girare il tutto a fine anno, così da potermi permettere di fare il film di Allen, in cui interpreto una giovane donna affascinante, femminile, allegra. Sono stata contenta di girare prima CS, perchè sapevo che PS mi avrebbe distrutta emotivamente. Non mi sono preparata per il ruolo, ma sapevo dove cercare nel caso in cui avessi avuto bisogno di aiuto. Sapevo dove stava il grilletto, non mi serviva altro. Ero pronta a fare il film”.
G: “Ha girato il film per le strade di Parigi con l'intera troupe, 48 ore prima degli attacchi del 13 novembre. E' difficile non pensare a questo avvenimento guardando il film, dato che c'è parecchia tensione e inquietudine, soprattutto di questi tempi”.
KS:
“Quando ho visto il film, mi sono detta che ognuno di noi è un mondo a se stante, totalmente assorbito da cose che non ci riguardano. Maureen è talmente divorata dalle sue ossessioni, al punto da non prestare attenzione alle persone e alle cose che la circondano. Lei non si trova davvero a Parigi con la mente. Soffro mentre guardo il film, perchè mostra un personaggio che si evolve in una città in cui sono avvenuti omicidi terribili. E' molto doloroso e toccante. Non mi piace dire questa frase viste le circostanze, ma noi siamo stati fortunati. All'indomani del 13 novembre, abbiamo dovuto sospendere la giornata lavorativa perchè era impossibile lavorare. Tutto sembrava fasullo...”
G: “Prima di girare questi due film con Assayas, qual era la sua relazione con il cinema francese?”
KS: “
Avevo visto qualche classico, come “à bout de souffle” e “Jules et Jim”. Charles, Olivier e l'intera troupe mi hanno aperto gli occhi su un mondo di film. Ho scoperto molti film francesi. Per un'attrice americana, far parte di questo universo è un'esperienza unica. E' molto bello. Nel cinema Hollywoodiano, tutti condividono gli stessi valori. Qua, in Francia, c'è più varietà, più sfrenatezza. Negli USA, i film vengono fatti per due motivi: o per divertire la gente o per guadagnare soldi. I film d'autore, il cinema come arte, occupa solo una minima parte all'interno dell'industria. I registi americani che amo, si avvicinano molto ad una certa concezione del cinema molto europea. In Francia, i motivi per fare un film non sono gli stessi di quelli di Hollywood. Qua c'è la volontà di correre dei rischi, a differenza del cinema commerciale americano che cerca, in primis, di riprodurre delle forme trite e ritrite”.

Nessun commento:

Posta un commento